E’ il primo gelo di Gennaio ma il
sole è audace e terso. Il freddo si attacca sui jeans tirati e lo spiffero di
aria fredda che trapela attraverso l’abbondante fessura del casco gela la
pelle, brucia la faccia. Spesso mi inoltro nelle mie zone, ora che ho deciso di
abitarle, salgo sulle colline di Villa S. Croce o di San Giovanni e Paolo e
vado a trovare qualche esule fattore fuggiasco e qualche contadino ramingo ed
orgoglioso. La terra è ricoperta di smalto d’olio dorato e la pietra è bagnata
di ambra di muschio e di corone di salice. Intorno una vegetazione distratta,
sparsa e arruffata, annovera alberi di ogni specie. I tronchi dei pini grondano
resina in abbondanza e le cime dei cipressi spavaldi fanno da guardia alle
case. Ogni tanto si scorge un bouquet di limoni oppure i fusti tozzi e
innervati degli olivi, o ancora i rami secchi dei ciliegi e dei castagni.
Ovunque è un sordo profumo ridondante di una natura ripiegata e sola. I panni
sono appesi ai fili e stesi all’aria e la legna ordinata a blocchi; ci sono
galline e le mucche nella stalla, mentre i gatti sostano sulla porta di casa.
Sono le due. Qualcuno bisbiglia dalla finestra e dall’interno accende la luce
vicino alle scale, più per abitudine che per necessità. Esce una donna di mezza
età e subito dopo un’altra molto più anziana, avrà avuto cent’anni e oltre, ma è
vispa e scattante. Sdentata, barbuta, sorridente, biascica di ottima lena
parole che hanno un suono sordo ed afono che non comprendo. Ha la pelle come la
corteccia degli ulivi ed è imbacuccata con uno scialle, indossa calzini di lana
spessi e maglioni pesanti a strati. Le do un pizzico sulla gota rugosa e pelosa
e la auguro di campare altri cento anni. La donna di mezza età mi spiega che
loro hanno vino, olio, uova, legna e frutta ma la carne la fanno solo per loro.
Intanto mi accompagnano e mi offrono del vino che prometto di tornare a
comprare. Con una spallata vigorosa la vecchietta ultranovantenne spalanca la
porta pesante della cantina. Tracanno d’un fiato tre bicchieri di vino,
Pallagrello, Barbera e anche il mischio,
il vino dei contadini che si faceva una volta, con le uve avanzate a fine
raccolto. La vecchietta accompagna le chiacchiere della donna più giovane, che
mi racconta del figlio carabiniere e della figlia che ha aperto prima un
salumificio e poi un supermercato a Faicchio. Butto giù il bicchiere di mischio tutto d’uno sorso mentre la
vecchietta è intenta a raccogliere i cocci di un bicchiere di vetro che si è
rotto. Quando esco fuori si è fatto più buio. Saluto la donna e la vecchietta
novantenne, che continua a sorridermi e a parlare una lingua che somiglia più
al frasario melodico e cadenzato di un bambino molto piccolo. Le sorrido e le
dico di si. Sulla strada del ritorno cala la nebbia e con essa marcia la notte,
mentre accelera il freddo. Su un’insegna sbiadita sulla sinistra c’è scritto
“Gigi & Katy alimentari”.
La storia di Piero
1 mese fa