giovedì 30 dicembre 2010

Cartolina da Belgrado (Paolo Rumiz)



(Tratto da "E' Oriente" di P. Rumiz)

Pranziamo su una nave–ristorante, sotto la fortezza di kalemegdan. Il cuoco prende un pesce enorme, vivo, da una vasca, lo taglia in due con un colpo secco, la coda da una parte, la testa dall’altra, lo sventra, lo pulisce e butta sulla brace le due parti ancora pulsanti di vita indipendente. Ljubomir non fa una piega. Guardo fuori il fiume che rallenta, come nauseato, stanco di produrre storia. Sembra gli manchi la forza necessaria per passare i Carpazi e raggiungere il delta.

Sulla tolda di kalemegdan, la fortezza alta come un transatlantico sulla pianura, c’è il solito vecchio mondo di balordi, ma sempre più stinti, sempre più poveri. Rade, l’eroe della guerra di Liberazione con la divisa grigia e i baffi troppo gialli. Tanja sdentata che vende popcorn, Lazar il travestito, la vecchia Ljubica con i suoi centrini sul prato, Frane il mendicante, Dejan e Slavomir che suonano fisarmonica e violino. “Ballano in tondo, “ mi scrisse di loro Fabio, un amico, “per gli anziani e i giovani, per i loro morti e i figli mai avuti, per i cani randagi e le sirene della polizia, per i morti di fame e i mafiosi della guerra e della pace.”

Nessun commento:

Posta un commento