sabato 15 agosto 2009

Sipicciano





Non ho mai capito da quale paese provengono le favole. Una tinta intensa e pregna di un rosso bruno e sfumato prorompe sulla strada che conduce da Teano a Galluccio e che si spinge fino a Rocca d’Evandro. Terra e cielo sono un unico pastello quassù dove le volpi di solito non attraversano la strada. L’autunno è nell’ambra delle foglie e permane anche oltre l’autunno stesso. Le foglie tradiscono la stagione non soltanto in Primavera. L’umido della legna di brina ce l’hai appiccicato addosso e non va via neanche se ti scrolli i vestiti. Ad un tratto il sentiero si spacca in due parti e da un lato si fa totalmente buio, nonostante ci sia ancora molta luce. Il bivio quasi suggerisce di non svoltare, incute timore, evoca immagini. Si arriva al borgo di Sipicciano se non ci si lascia intimorire dall’ombra fitta degli arbusti e ci si inerpica attraverso la terra bruna ed ambrata aggredita dal muschio e dai castagni secolari. Sipicciano non sta molto in alto ma è un borgo isolato e solitario. All’improvviso si giunge in una piazza con un grosso tiglio. All’imrovviso proprio come il lupo cattivo. E solo allora si capisce di essere arrivati. Il tiglio di Sipicciano è come un drappo strappato dal vento in cima alla torre di un castello; sembra un re che siede imperturbabile sul suo trono e sovrasta l’unica piazza del paese, cingendo il portale della stupenda chiesa seicentesca. Attorno alla parrocchia si attorcigliano le stradine timide e sobrie, che si arrampicano e talvolta muoiono davanti ad un portoncino o a qualche scalinata.
A Sipicciano non c’è più la guerra, anche se ogni tanto per ammazzare il tempo, capita di udire il rombo delle granate ed il suono sordo degli spari. Sipicciano ha il volto di un bimbo piccolo che non si cura del chiasso e riposa imperturbabile nonostante il frastuono e la ressa.
A Sipicciano il vento è uscito all’improvviso e non ha più fatto ritorno. Nei vicoli baciati dal tufo qualche insegna di marmo ricorda i personaggi illustri di questo fazzoletto di terra; un vescovo emigrato in Australia e qualche artista in giro per l’Europa. Molti sono partiti e sono in pochissimi ad arrivare a Sipicciano. Nei paesi la celebrità è un passaporto che si ottiene con la partenza; diventi famoso solo se te ne sei vai e lasci agli altri la speranza del ritorno. Nessuno conosce questo paese perché nessuno è perfetto. Sipicciano è un’ombra che non si confonde sulla parete; va sbirciato perché è nascosto tra i castagni vecchissimi, perché è timido e non sa di essere un borgo stupendo. Qui gli alberi sono uguali alle pietre, il sole somiglia al profilo dell’asfalto e le vita nelle case è qualcosa che resta legato all’immaginazione di una quotidianità che è sempre la stessa. I vicoli di Sipicciano somigliano ad un volto corrucciato ed imbronciato, sono le rughe di una mano callosa e bruna che non ha mai smesso di vangare la terra.
Qualcosa mi porta fuori, quasi mi accompagna per mano all’esterno del paese, tra le foglie scure, la legna ordinata a blocchi e i mattoni in fila. I fienili brillano al sole, davanti ad un gruppo di fattorie, poco prima del paese e davanti a me un trattore conduce due contadini ai campi. Il dirupo ha la voce del bosco ed il profilo del lupo cattivo che si mostra a me soltanto di spalle, e che quando si gira mi sorride.

3 commenti:

  1. ...non conosco chi ha scritto questo "profilo" di Sipicciano, ma devo dire che è molto bello e intenso. Complimenti!!!
    Saluti, Daniele Galardo (www.associazionemontecaruso.it)

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  2. Per Botnik69
    Un saluto da parte mia e un Grazie con la "G" maiuscola per aver scritto tali commoventi parole sul mio paese natale "Sipicciano", spero un giorno d'incontrarti in una tua prossima venuta.
    Cordiali Saluti
    Mario Cirelli

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