sabato 14 gennaio 2012

Anna e Domenico


Anna e Domenico vivono nella loro casa nel centro del paese di Villa Santa Croce, poche anime nella desolazione, alle pendici del Monte Maggiore. Di solito mi spingo lassù quando mi serve olio, uova, pomodori per le conserve o patate. Sono quasi le cinque della sera, e fuori è pioggia mescolata a notte e a neve. Domenico subito mi sorride come di chi si ricorda, Anna ci sottrae al porticato ventoso e ci spinge nel salone della casa, un ambiente riscaldato dalla vecchia stufa a legna. Prendiamo finalmente calore e Caterina chiede delle foto dei nipoti appese al muro. Domenico si emoziona e corre a prenderle un ritratto di lui quando era giovane, per farci vedere che il nipote gli somiglia. E’ un contadino sordo e sorridente, ha il berretto ancora in testa e una maglia abbottonata fino al collo, stretta sotto al maglione. La pelle raggrinzita come le patate raccolte da tempo, gli occhi asciutti e senza rimorsi quando parla dei suoi figli o di sua moglie. Tu sei fidanzato? Bravo non ti sposare subito, Io sono per la convivenza. Anna vuole che assaggi i broccoli che ha preparato per cena al marito. Accetto e lei mi porta una fetta di pane, un piatto di verdura ed un bicchiere di vino. Fai merenda con noi, mi dice, mentre serve a caterina i cioccolattini. Domenico continua a parlare di figli e di matrimoni mentre io mi lecco le dita. Anna comprende il mio apprezzamento e mi porta un’altra porzione di broccoli. Domenico ricorda i parti di Anna, quando sono venute al mondo le figlie femmine, avvenuti in casa e senza nessun medico. Solo per l’ultimo siamo andati in clinica. Eravamo in chiesa e Anna mi dice, Domè si sono rotte le acque. Così abbiamo aspettato la fine della messa, siamo tornati prima a casa, abbiamo mangiato e poi siamo andati in ospedale. Quando siamo arrivati ci hanno chiesto chi era il nostro dottore, ed io gli ho detto, “Boh, chi ci sta”.Angelo oggi ha 34 anni, ha un figlio e abita a Nola. Ha trovato un lavoro a Mantova, ha avuto l’incarico di una supplenza di tre mesi ed è partito con la sua famiglia, con la speranza di trovare un posto fisso, tra lui e la moglie. Una volta quando ci si lasciava non ci si salutava più, oggi invece non è così e secondo me è giusto. Forse una volta eravamo troppo maligni. Se stai con una persona per tanti anni non puoi non salutarla più anche se io credo che il desiderio resta sempre. Una volta i matrimoni li decidevano i genitori. Io quando ero ragazzo avevo paura che i miei genitori non mi facevano sposare ad Anna, perché Anna non aveva terre, non aveva un corredo, era molto povera. Un giorno mio zio Pasqualino mi chiese se io andavo appresso ad Anna ed io gli dissi la verità. Allora lui mi disse di pigliarmela, perché quello che non teneva lei me lo dava lui. Zio Pasqualino non aveva figli e mi stava dicendo che le sue terre me le avrebbe date a me e che dovevo dire a mio padre che potevo fare a meno della dote di Anna.Il racconto di Domenico non si scompone, gli dico che i broccoli sono ottimi ed Anna annuisce contenta. Mi dicono che hanno uova e patate, usciamo a prenderli e chiedo a Domenico di mostrarmi l’orto, come sempre. La capra libera un suono che sembra un lamento. Vuole ammogliarsi, te vuò mangià dui cachis? Rientriamo in casa e Domenico mi racconta che a lui lo chiamavano u pucurar, perché prima di essere contadino era pastore ed il suo unico collega nel paese era il prete, anche lui impegnato a dirigere il suo gregge. Don Giulio mi diceva sempre…devi fare come me, le pecore le devi picchiare ogni tanto, ma io non ci sono mai riuscito, le mie pecore non le ho mai toccate ma ci sapevo parlare e per questo mi sono sempre sentito un pastore più bravo di Don Giulio.

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