sabato 25 aprile 2009

Alliphae 25 Aprile 2009





Il sole è già alto quando arrivo ad Alife. Mancano 10 minuti alle 11, ma in piazza, davanti al Municipio, c’è un mucchio di gente. Dentro non si può entrare, c’è troppa folla. Insegnanti, alunni, politici, ma anche molta gente comune. I Bar attorno alla piazza faticano a reggere le richieste di tanti caffè. E’ il giorno della memoria, della liberazione dal dominio nazi-fascista, ma oggi ad Alife si festeggia anche un’altra liberazione, visto che dopo duemila anni vengono riportati alla luce due gioielli dell’archeologia: l’anfiteatro romano ed il criptoportico. Mi affaccio nella sala consiliare, gremita in ogni ordine di posto. Il sindaco indossa con baldanza il doppiopetto di chi sa che sta scrivendo la storia di questo paese. Nella sala non mancano cravatte coraggiose ed acconciature che raccontano di Alife in un giorno di festa. Dopo lo sproloquio consuento e la carrellata di complimenti, dopo la benedizione che non manca mai, i sorrisi e la pacche sulle spalle, si va tutti compatti al taglio del nastro dell’anfiteatro. Molti stringono la mano al sindaco, all’assessore e al responsabile dei lavori, che con accento romano dice di non essere soddisfatto, perché lui non è mai soddisfatto. Chiedo informazioni generiche ad una signora grossa che ha il viso disteso di una maestra simpatica. La signora riconosce la mia voce. Mi chiede se sono io quello che ha chiamato l’altro giorno in Soprintendenza per sapere l’orario dell’inaugurazione. Si, le rispondo. Si scusa con me per la pessima comunicazione dell’evento. Ma lei di dov’è mi chiede. Di Caserta. Le chiedo se questo gioiello resterà chiuso dopo l’inaugurazione, come molti altri capolavori delle nostre terre. Speriamo di no, mi dice la maestra. Ma mi chiami e le faccio sapere quando sarà aperto. Ci siamo. Il sindaco taglia il nastro attenendosi alle ferme istruzioni dei fotografi. Lo spettacolo è straordinario. Il semicerchio dell’anfiteatro romano riportato alla luce è molto suggestivo. Nel 1976 il signor Renzo Orlandi aveva notato dalla sua abitazione che c’erano sull’erba dei segni che facevano pensare alla presenza di una struttura a forma di semicerchio. Successivamente furono fatte planimetrie catastali e sondaggi sul territorio fino a quando nel 1989 non incominciarono le trattative con i proprietari del terreno affinchè si procedesse con l’acquisto del terreno. Oggi viene alla luce questo piccolo capolavoro che un tempo ospitava gladiatori, belve feroci e giochi ludici. Alcuni spiegano come questo sito sia stato poi utilizzato anche per altre cause nelle epoche successive. Sono state rinvenute fornaci, necropoli e abitazioni. L’ anfiteatro romano è stato riportato alla luce grazie all’impegno delle varie amministrazioni comunali che hanno contribuito, nel tempo, alla realizzazione di questo evento con i fondi della Comunità europea. Sbircio tra le voci ed ascolto che tutti dicono di quanto poco si faccia in termini turistici dei molti tesori della città di Alife e dei dintorni di queste zone. Andiamo al Criptoportico che è all’interno delle mura, nella zona adiacente al Castello. Incontro Cristiana, una mia amica che studiava archeologia 15 anni fa e d’estate si divertiva con il campi di Legambiente a trovare reperti archeologici. Mi dice che qui appena scavi un poco esce qualcosa. Mi racconta che non ha ancora trovato un lavoro stabile ma che è contenta di aver contribuito ai lavori per Alife. Il Criptoportico è meraviglioso. Ha tre bracci, due che misurano 44 mt. ed un lato maggiore di 27,5. Non si sa ancora bene a cosa sia servito questo sito, quale sia stata la sua funzione principale, ma è probabile che fingesse da deposito, visto che di solito tali strutture costituivano gli ambienti sotterranei delle grandi ville romane. Costruito in età augustea il criptoportico di alife potrebbe anche essere stato adibito a discarica visto che sono stati rinvenuti notevoli resti di vasi porcellane e terracotte che hanno chiarito anche molti aspetti di un tempo della vota romana da queste parti. L’elemento particolare è che la struttura non sembra essere collegata con gli ambienti circostanti ma sono stati trovati dei canali direttamente collegati al decumano principale.

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