domenica 19 aprile 2009

Parco Regionale di Roccamonfina PARTE 2





(Tora e Piccilli - Marzano Appio - Sipicciano)
La torre di Tora sorge giusto al centro del paese. In cima, solitaria e silenziosa. Mastodontica, compatta e grigia. Sembra essere una macchia del cielo, una lingua di nuvola. Una voce coraggiosa mi dice, facendo capolino tra le tende della finestra di casa, che la torre è stata più volte rimodernata, che è stata definita anche monumento nazionale.
A Tora e Piccilli ci sono le più antiche orme dell’uomo di tutto il pianeta. Si, di tutto il pianeta, di tutto il mondo. E’ il più antico ritrovamento archeologico del mondo, ma il farmacista di Tora a cui mi rivolgo, mentre è intento a spingere col piede la serranda verso terra, chiedendogli di indicarmi il luogo delle orme, fa spallucce e si rivolge a me quasi seccato.
Se vai da solo non le riconosci neanche. Il cancello è quasi sempre chiuso.
Gli studi condotti sulle orme testimoniano che le stesse appartengono a uomini vissuti più di trecentomila anni fa. La leggenda narra del ritrovamento di 56 orme in prossimità della roccia successivamente all’eruzione del Vulcano di Roccamonfina. La tradizione popolare ha fatto il resto, definendo questi calchi Ciampate del Diavolo, visto che soltanto un demone è capace di camminare sulla cenere ardente. In realtà secondo gli studi del Professor Mietto, le impronte appartengono a tre individui che, 350 mila anni fa, si sono calati lungo la parete della montagna quando la fanghiglia era ancora calda. Precisamente, il prof. Rolandi, vulcanologo dell'Università di Napoli, ha stabilito, con metodi radiometrici, che le orme risalgono ad un periodo compreso tra 325 mila e 385 mila anni fa, ossia circa 200 mila anni prima dell'uomo di Neanderthal. Nei punti in cui si scivolava, gli uomini hanno utilizzato le mani, lasciando infatti alcune impronte di dita. Le 56 impronte, che misurano in media circa 10 centimetri per 20, appartengono quindi ad individui alti non più di un metro e mezzo, ma l'Homo heidelbergensis ha un'altezza media di un metro e 75. o sono stati dei bambini a lasciare le orme, oppure in Campania vivevano esemplari bassi di H. heidelbergensis.
Le orme si trovano precisamente in contrada Foresta, un pugno di case vicino Tora, alla fine di una strada selvaggia e suggestiva. Il cartello è alle spalle della chiesa di S.Andrea Apostolo e me o indica un bambino che gira sulla bici attorno alla cappella. Un luogo che avrebbe fatto la fortuna turistica di qualsiasi altro posto al mondo non casertano, immerso in un pesaggio da contea, lungo strade da favoletta di Andersen, e in una terra che celebra Chiese e Castelli in ogni suo angolo, ma che qui invece, non riesce ad andare oltre il pretesto di una scampagnata fuori porta. Anche le chiese presenti nel paese meritano un cenno; sia quella che si trova nel centro storico, qualche metro prima della torre, sia quella che ospita l’attuale convento di frati cappuccini che fu utilizzata anche anche come ospedale da campo per i garibaldini oltre un secolo fa. Anche il centro di Piccilli conserva intatta la bella Chiesa di San Giovanni Apostolo. La facciata presenta un doppio ordine, di cui quello inferiore con capitelli ionici raccordati da festoni e un portale mistilineo, mentre quello superiore con un finestrone rettangolare e un timpano triangolare con pinnacoli. Altra chiesa certamente meritevole di menzione è la chiesa parrocchiale della frazione di Sipicciano. La costruzione d'impianto medievale, con una facciata semplice ed un portale trittico, rifatto nel 1675. Concludo il giro spingendomi fino al Castello di Marzano Appio, anche se le nuvole mi suggeriscono di fare il percorso inverso. Decido di proseguire. Mi lascio alle spalle i profumi delle braci accese e delle carni che saltano sui carboni ardenti. Arrivo nel paese. Una donna mi indica il percorso che finisce dinanzi ad un cancello chiuso. Per fortuna c’è un varco laterale. Entro ed accedo al Castello. La struttura, in realtà, mantenendo i caratteri tipici dell’architettura cinquecentesca finisce con l’avere più un aspetto da palazzo baronale piuttosto che da castello vero e proprio. Ad ogni modo la facciata praticamente intatta e le cornici delle finestre del tempo oltre alle torri merlate conferiscono alla struttura un fascino notevole. Le tinte del cielo si sono compattate attorno al grigio scuro. Si è fatta ora.

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