martedì 24 marzo 2009

Antica Cales, lo splendore abbandonato


Per arrivare a Calvi Risorta ovviamente scelgo la strada meno trafficata e più caratteristica. Piuttosto che arrivare a Capua ed imboccare la Casilina, come la logica vorrebbe, do una sbirciata alla cartina e decido di passare da San Leucio e, una volta completata la discesa di Gradilli, svoltare per il ponte di Annibale in direzione Pontelatone. Appena svolto per Pontelatone, una volta superato il simpatico paese famoso anche per la mozzarella arrivo a Formicola. Da Formicola proseguo per una strada che mi consente di salire fino alla sommità del Monte Maggiore in direzione di Rocchetta e Croce. Questa strada è semplicemente fantastica e la consiglio caldamente a chi cerca un itinerario con dei panorami molto suggestivi. La salita fino alla cima della montagna mi consente di guidare in modo rilassato, di cogliere il sapore di quella terra, e di respirare il paesaggio. Arrivato a Rocchetta e Croce chiedo ad un vigile la strada per Calvi Risorta; seguo le sue indicazioni che dapprima mi portano nel centro del paese e che poi mi obbligano ad uscire per raggiungere gli scavi e la zona archeologica dell’Antica Cales.
Calvi, che un tempo fu antica colonia di diritto latino, sorge sul luogo della città di Cales, teatro di grandi civiltà antiche: l’aurunca, l’etrusca, la latina, la sannitica; fu occupata dai sanniti, poi da Roma e per un breve lasso di tempo anche da Annibale.
Era molto nota per le esportazioni della ceramica, dei "vasi caleni", particolari poichè dipinti con vernice lucida, e per la fabbricazione del "calesse".L'antica Cales era famosa a livello commerciale anche per i suoi prodotti locali, per il suo vino e il suo olio. La città ospitò il vescovo e nel Medioevo fu costruito, su una preesistente struttura longobarda, il Castello Aragonese.
Il luogo dove si trovano gli scavi di quella che un tempo fu Municipio di Roma, famoso per l'esportazione di merci e di ceramiche, dotata finanche di una moneta propria, il "Caleno", è davvero deprimente. I resti del castello aragonese, la cui organizzazione architettonica richiama a molti altri castelli della zona, sono circondati da rifiuti.
Il castello aragonese tuttavia conserva il suo fascino e sia le quattro torri cilindriche ed il fossato antistante richiamano certamente alla sua funzione di difesa della città. C’è una cattedrale ed i resti di scavi archeologici, ma tutto all’interno di un quadro assolutamente fatiscente abbandonato e degradato. Dall’altra parte della strada per visitare la zona delle Terme del teatro e dell’anfiteatro si giunge addirittura all’assurdo. La strada è incolta e difficile anche passare per una moto. Torno dietro convinto che non si possa accedere, ma delle persone mi suggeriscono di passare. Riesco a “guadare” questa strada, supero un ponte e mi trovo davanti ad uno spettacolo di stupore e di degrado al tempo stesso. Resti di un anfiteatro romano, di un ponte e di terme romane, resti di una città antica e segni inequivocabili di una civiltà tuttavia segnati ancora una volta dalla incuria e dalla dimenticanza. Lavori mai proseguiti ed interrotti probabilmente contribuiscono a rovinare il contesto, piuttosto che renderlo più fruibile.

1 commento:

  1. Nico per una terra che io ho desiderato riavere per tanti anni e che ho finalmente riavuto con grandi sacrifici non posso che lodare il tuo lavoro e partecipare emorivamente alla scoperta di questa splendida, nostra, terra.

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