Alla fine decido di partire, le previsioni tremende non trovano riscontro alla partenza e saranno definitivamente scongiurate cammin facendo da un sole a tratti anche caldo ed intenso. Oggi mi sono spinto fino a Ciorlano, avamposto matesino dell’alto casertano, poco prima dei confini con il Molise; sono passato per i borghi di Ailano, Pratella, Prata Sannita e Fontanagreca. Parto utilizzando la strada più veloce, come faccio sempre quando devo andare lontano. Dopo Caiazzo Alvignano arrivo ad Alife. Mi fermo al Bar “Cin Cin” per un caffè prima di proseguire per Ailano. La SS 158, una piccola route66 che prosegue da Alife fino a Capriati al Volturno, è un tragitto stupendo per chi gira in moto. Una striscia di asfalto dritta che taglia un paesaggio molto grazioso; a sinistra i monti trebulani e la parte sud del Monte Maggiore e a destra i massicci del Matese. C’è un bel sole e nell’aria si alza un profumo di legna arsa, un odore intenso di sterco di capra e un profumo umido di uva. Le parole arrivano sempre a descrivere una minima parte di una sensazione di un piacere immenso o di una grande emozione. Guardando la cartina avevo pensato di proseguire per S.Angelo d’Alife Raviscanina e procedere dunque per l’interno, ma il fascino che evoca sulla mia guida questa SS 158 mi induce a cambiare idea, quindi proseguo dritto. Svolto per Ailano al I bivio e comincio a salire e quando mi si presenta davanti agli occhi un borghetto molto grazioso e simpatico, arroccato sulla sua cima, resto sbigottito. Arrivo fin sopra la piazza e parcheggio la moto, uno sguardo alla torre baronale e poi mi perdo nei vicoli. Quattro chiacchiere coi vecchi che imprecano contro lo stato e le istituzioni per non aver saputo valorizzare questi posti così belli. Prima di ripartire mi affaccio dalla terrazza che dà su tutta la valle che guarda ai monti dirimpetto. Riparto e mi rimetto sulla statale che improvvisamente incomincia a salire e ad inerpicarsi. L’andamento diritto cessa e ci comincia un tratto di strada più curvilineo; comincia così una zona ricca di ruscelli corsi d’acqua e croste di montagna che scendono a strapiombo. Sono nella valle del Lete a dopo il simpatico borgo di Pratella arrivo a Prata Sannita, al borgo medioevale. Prima di salire sulla rocca a valle c’è uno spettaciolo che non posso perdere. Un pastore osserva il suo gregge di capre arrampicate sulle pietre che si trovano nel ruscello. Il corso d’acqua si spinge fino alla montagna, non prima di attraversare un ponticello in pietra. Sulla sinitra il borgo di Prata Sannita. Mi arrampico e giungo fino allo splendido Castello. Chiedo ad un vecchietto se è possibile isitarlo ma mi spiega che il castello è di un privato che consente l’accesso soltanto il secondo sabato mattina di ogni mese. Dopo aver fotografato il castello, mi addentro nei vicoletti. Sembra di essere all’interno di una grande casa e non all’interno di un paese. Le strade sono scalini e le porte sono tutte aperte. Non è ancora ora di pranzo ed il grande silenzio della montagna è rotto soltanto dal suono dello scroscio del ruscello che giunge dalla vallata; qualche donna è ancora alle prese con le pulizie prima di pranzo. MI faccio un giro e mi intrattengo a parlare con una donna di mezza età che mi spiega che il parroco della chiesa si lamenta da sempre perché il campanile sta crollando. Mi rimetto in sella e arrivo a Ciorlano dopo aver fatto rifornimento di benzina. Il paesaggio è tipicamente montano, i colori sono più intensi ed anche i profumi meno sfumati. Salgo sulla cima di quest’altro borgo. Faccio caso che tutti questi paeselli che ho incontrato sulla SS 158, che stanno in cima arroccati, mantengono sulla strada sia il campo di calcio che il cimitero. Nel paese cerco la piazza e mi suggeriscono di fermare la moto e salire a piedi per vedere le torri, le mura e la chiesa di sani Nicola. Una donna decide di accompagnarmi fino alla cima. E’ rumena e dice che Ciorlano l’ha folgorata ed ha deciso di venire a vivere qui. Arrivato in piazza si fa incontro un vecchietto panciuto che per spostarsi si fa aiutare da un bastone. Si siede accanto a me, guardiamo il paesaggio, le cime del Matese ancora innevate e lo scorcio panoramico. Mi dice che Le montagne non si incontrano mai ma gli uomini si e che a suo avviso guardare quel panorama è una fortuna che molti pagherebbero con un braccio. Aveva ragione. Antonio mi regala il racconto della sua vita. Ha un accento sporcato dall’inflessione anglosassone, ma un lessico molto dignitoso. Mi dice di quando emigrò 6 anni a Londra con i suoi genitori analfabeti, mi racconta di Città del Messico, di Tokyo, della Spagna di Nizza e ancora di Londra, di quando portava i turisti tedeschi da Sorrento a Letino. Comcincia a parlarmi in inglese e a farmi domande in inglese.
Sono le due, il sole picchia non c'è nessuno e sotto la torre di Ciorlano io e Antonio parliamo in Inglese. Mi saluta mi consiglia di vedere altre due torri e mi indica un buon ristorante dove mangiare una buona bistecca sulla strada di ritorno.
Sono le due, il sole picchia non c'è nessuno e sotto la torre di Ciorlano io e Antonio parliamo in Inglese. Mi saluta mi consiglia di vedere altre due torri e mi indica un buon ristorante dove mangiare una buona bistecca sulla strada di ritorno.
A Fontegreca c'e' un posticino niente male per te che apprezzi queste cose, di cui i paesani sono gelosissimi. Appena ci vediamo dal vivo te ne parlo :)
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